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PARMA: ELEGANZA DUCALE
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Basilica di Santa Maria della Steccata

Piazza della Steccata 9

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Tra i migliori esempi di Rinascimento parmense, la basilica sorse per proteggere un’immagine della Vergine dalla storia particolare. Nello stesso luogo dove oggi si trova la trova la basilica, nel 1392 fu eretto un oratorio per contenere un dipinto di San Giovanni Battista all’epoca molto venerato. L’oratorio era retto da una Confraternita che aveva sede in un edificio nelle vicinanze, sulla cui facciata esterna si trovava l’immagine della Madonna del latte. Nel corso del Quattrocento, tuttavia, si diffuse la voce che questo dipinto fosse miracoloso, e un numero sempre più numeroso di fedeli si riuniva davanti all’edificio, al punto che, per proteggere l’immagine, fu costruito uno steccato, da cui il nome di Madonna della Steccata. Ad inizio XVI secolo, infine, si decise di innalzare l’attuale basilica, ed il dipinto è oggi visibile nei pressi dell’altare maggiore.
La costruzione della basilica si ebbe tra il 1521 e il 1525, su progetto di Bernardino Zaccagni, mentre la cupola è firmata da Antonio da Sangallo il Giovane (1526-27). Si tratta di una chiesa a croce greca, con absidi al termine di ogni braccio, e quattro cappelle angolari a base quadrata. L’esterno è movimentato da modanature e cornici, oltre a lesene che scandiscono i vari corpi dell’edificio. La balaustra e gli ornamenti, invece, risalgono alla fine del ‘600, e sono opera di Mauro Oddi. L’interno si caratterizza per l’importante gioco di archi, volte e absidi che movimentano l’intera struttura, oltre ai preziosi affreschi che ricoprono le superfici. Affidati inizialmente al Parmigianino, il quale completò soltanto gli affreschi del sottarco sopra l’altare (1531), dopo varie peripezie furono realizzati nel 1548 da Michelangelo Anselmi, con l’Incoronazione della Vergine dell’abside maggiore, e l’Adorazione dei Magi nell’abside opposto. La cupola, invece, si deve a Bartolomeo Gatti (1560), subentrato alla morte dell’Anselmi. Le absidi nord e sud, invece, furono affrescate da Gerolamo Bedoli-Mazzola: la prima, realizzata tra il 1549 e il 1553, vede la Pentecoste, mentre nela seconda, conclusa nel 1567, si riconosce la Natività.
Conclude la visita la Sagrestia Nobile, capolavoro d’ebanistica, realizzato tra il 1665 e il 1670 da Carlo Rottini con intagli di Giovan Battista Mascheroni.

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